Safety and health at work: A network practice for the support of risk prevention and spread of workplace safety culture
SINTESI
Tutte le imprese devono rispettare la normativa di sicurezza, tuttavia procedure di sicurezza e diffusione delle informazioni non sono di per sé sufficienti a evitare infortuni. E’ utile che le aziende si collegano in rete e collaborino attivamente per migliorarsi insieme. Si propone quindi come buona prassi la collaborazione al progetto “Sicurezza in pratica” che abbraccia numerose realtà territoriali e offre una rete di sostegno alle attività di prevenzione nei luoghi di lavoro con l’obiettivo di creare una piattaforma comune di esperienze, conoscenze e testimonianze in tema di salute e sicurezza. Il fulcro del progetto consiste nella sua natura partecipativa in cui il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati (privati e pubblici) è essenziale per la crescita dello stesso. Ad oggi “Sicurezza in pratica” (www.sicurezzainpratica.eu) conta la collaborazione attiva di oltre 2000 utenti di cui 700 sono aziende. Esso ha suscitato inoltre l’interesse di multinazionali a testimonianza della validità degli strumenti adottati. Condividere le esperienze per favorire l’emersione dei problemi, delle loro cause e delle loro possibili soluzioni e ottenere una maggiore conoscenza per mettere in atto un efficace processo di prevenzione.
CRITERIO 1 – Qual è stato il tema/problema/sfida a cui la buona pratica ha inteso dare risposta?
La buona prassi qui proposta prevede una nuova metodologia di gestione del rischio che passa attraverso azioni e strumenti di condivisione.
Condivisione è la parola chiave a cui si ispira la buona prassi proposta, uno dei valori portanti del nostro progetto: descrive la domanda sempre più diffusa di aiutarsi a vicenda nel conseguimento di risultati comuni. Ne sono espressione esperienze come il car sharing, il bike sharing e blabla car. Anche in un ambito complesso e impegnativo come la sicurezza sul lavoro è possibile condividere.
CRITERIO 2 – Quali erano i principali obiettivi e i risultati attesi?
Il Progetto “A Modena la sicurezza sul lavoro, in pratica”, oggi “Sicurezza in pratica”, nasce come risposta alle esigenze di prevenzione concernente la sicurezza sul lavoro e come occasione di aggiornamento e miglioramento continuo in materia. Si tratta di un Progetto innovativo caratterizzato da un approccio culturale e metodologico fondato sulla collaborazione pubblico-privato, sulla gestione e sulla promozione di un’attività ciclica di ascolto, esame, studio e sperimentazione. Il Progetto mette in rete le aziende, in particolare le PMI, i consulenti, le associazioni di aziende, la pubblica amministrazione e le istituzioni preposte alla vigilanza che operano sul territorio, per un reciproco supporto. Il risultato è una piattaforma comune di esperienze, conoscenze e testimonianze in tema di salute e sicurezza sul lavoro. Creando sul territorio un’organizzazione che per la sicurezza sul lavoro offre un’assistenza altamente qualificata, non dispendiosa, destinata a tutti i settori produttivi, “A Modena la sicurezza sul lavoro, in pratica” mette a disposizione delle aziende le conoscenze di centri di eccellenza come l’università e la missione istituzionale delle amministrazioni pubbliche come l’INAIL Modena e INAIL Direzione Regionale Emilia Romagna. La filosofia che è alla base è il servizio alla comunità mediante la diffusione dei risultati realizzati dalle varie realtà del territorio.
I principali obiettivi del progetto sono: a) favorire strategie di miglioramento e condivisione della conoscenza, b) coinvolgere un numero sempre più ampio di stakeholders e c) promuovere la collaborazione tra studenti universitari e imprese.
CRITERIO 3 – Qual è l’approccio innovativo o la strategia che sono stati adottati per conseguire gli obiettivi?
Il Progetto “Sicurezza in pratica” opera con trasparenza, mettendo al bando ogni forma di concorrenza “sleale” o anche semplicemente inutile. Per assolvere al meglio a questa funzione, il Progetto riunisce intorno a sé soggetti pubblici e privati di Modena e provincia mobilitando persone e mezzi. Esso è dotato di una struttura organizzativa caratterizzata da un comitato scientifico che coordina tutte le attività.
CRITERIO 4 – Le risorse e i mezzi sono stati usati in maniera ottimale per raggiungere gli obiettivi fissati e i risultati attesi? Si prega di specificare quali valutazioni della pratica, interne o esterne, sono state effettuate e quale impatto/risultati sono stati identificati / conseguiti finora.
Il Progetto, da un lato, si avvale di studenti universitari che, iscritti ai corsi di ingegneria (in particolare ambientale e meccanica), trovano nel progetto un’opportunità per arricchire la propria formazione in appositi stage in azienda sotto la guida di ricercatori qualificati. Dall’altro utilizza strumenti organizzativi quali i workshops tematici, le comunità di pratica (dirette a favorire la condivisione delle buone prassi e l’emersione di eventuali criticità) e i Focus Group con i lavoratori (diretti a coinvolgere gli stessi nell’individuazione dei pericoli e nella ricerca delle soluzioni). I primi sono eventi realizzati periodicamente su specifiche tematiche miranti a soluzioni semplici e buone prassi in risposta alle esigenze delle aziende. Il fulcro dei secondi invece è rappresentato dal binomio comunità di pratica/Focus Group. Le comunità di pratica sono esperienze che si sviluppano autonomamente nella produzione, sui luoghi di lavoro e nel territorio. Esse nascono ad opera degli attori che condividono interessi e problematiche comuni e che elaborano risposte a sfide simili, con la disponibilità ad apprendere l’uno dall’altro in riferimento ad una determinata problematica, rappresentata nel nostro caso dal miglioramento continuo delle condizioni di sicurezza sul lavoro. Attraverso lo scambio è possibile dare voce ad un patrimonio conoscitivo, altrimenti relegato alla singola unità produttiva. Come dimostra l’esperienza giapponese della qualità totale, è chi produce colui che sa come migliorare. Contrariamente ad altri approcci scientifici, riteniamo che il metodo necessario e sufficiente consista nel chiederlo agli interessati coinvolgendoli attivamente. La tecnica di rilevazione che meglio risponde a questi criteri è il focus group, che il nostro Progetto ha applicato e sta applicando ad aziende del territorio modenese attive nel settore edile e industriale. Attraverso il coinvolgimento dei lavoratori, il focus consente l’emersione dal basso verso l’alto di problemi, ostacoli e inefficienze rilevati negli ambienti di lavoro (“bottom-up”). Inoltre, contribuisce ad individuare soluzioni semplici e non costose per risolvere quelle criticità difficilmente rilevabili da chi non ha una profonda conoscenza delle attrezzature e delle procedure di lavoro. Esso infatti è uno strumento di tipo proattivo particolarmente efficace nell’identificare le cause di infortuni/incidenti e quindi un prezioso strumento di prevenzione. Secondariamente esso promuove una cultura aperta in cui il soggetto partecipa volontariamente e condivide in modo responsabile il tema della sicurezza. Infine, pur non essendo propriamente un’attività di formazione, il focus si rivela metodologicamente utile sul piano formativo: l’apprendimento non avviene in modo verticale, tra chi conosce i contenuti e chi li deve acquisire, bensì è fondato sulla centralità dei singoli partecipanti e sulla loro capacità di apprendere/far apprendere dall’esperienza.
Infatti, nei focus da noi organizzati la funzione di facilitatore viene esercitata dagli esperti del Progetto che si limitano a dirigere la discussione e a favorire l’interazione. Si esordisce con un dialogo spontaneo e di brain-storming tra i membri del gruppo in modo tale che siano loro ad identificare e a descrivere le situazioni pericolose nonché i rischi presenti nel processo produttivo. Creato un clima favorevole in cui i lavoratori si sentono liberi di “raccontarsi”, spetta poi a loro gestire la fase successiva, focalizzata sull’analisi di ciascun rischio considerato rilevante per i lavoratori e delle cause che possono generarli, talvolta riconducibili a comportamenti non corretti. Alla luce dei problemi emersi vengono esaminate le misure preventive attuate dall’azienda e quelle che potrebbero essere ulteriormente attuate per migliorare la sicurezza sul lavoro. Durante questa fase è utile fare ricorso a diagrammi causa-effetto. Ogni effetto considerato è raffigurato in un diagramma ad albero: partendo dal nome dell’effetto considerato, si passa poi all’identificazione dei rischi presenti nel luogo di lavoro e delle loro possibili conseguenze. Utilizzando il diagramma causa–effetto è possibile analizzare in dettaglio il problema individuandone le cause (primarie, secondarie, terziarie). L’identificazione di esse costituisce il presupposto per l’individuazione delle misure di prevenzione da proporre all’organizzazione.
Obiettivo del Progetto è la presa di coscienza da parte dei lavoratori dei rischi presenti nel luogo di lavoro, seguita dalle soluzioni atte a rimuoverli. Negli incontri successivi al primo vengono presentati i primi risultati che costituiscono la base per ulteriori approfondimenti. Inoltre, nel primo e nell’ultimo incontro, al fine di accertare l’incidenza dei focus group sull’apprendimento e sulla percezione dei rischi, tutti i partecipanti sono invitati a compilare delle schede di valutazione. Da tali schede emerge come la percezione dei rischi prima e dopo i focus cambi in positivo così come il coinvolgimento di tutti i membri del gruppo. E’ peraltro evidente un miglioramento del clima aziendale e del senso di appartenenza all’azienda. Dato non trascurabile, il complessivo intervento e le soluzioni individuate sono realizzabili a costi contenuti per l’intera organizzazione.
Ad oggi il progetto “Sicurezza in pratica” (www.sicurezzainpratica.eu) conta la collaborazione attiva di oltre 2000 utenti, di cui oltre 700 sono aziende. I 16 workshops tematici realizzati dal 2010 ad oggi hanno avuto un tasso medio di partecipazione di oltre 160 presenze a convegno. Inoltre, all’interno del progetto, sono stati sviluppati laboratori tecnici su specifiche tematiche che hanno consentito l’ingresso di un numero sempre crescente di aziende e di avvicinare gli studenti universitari ai temi della sicurezza (aumento del numero delle tesi, delle attività di stage e tirocini post laurea).
CRITERIO 5 – Quali insegnamenti sono stati tratti? Fino a che punto la buona pratica può essere replicata da altre istituzioni di sicurezza sociale?
Proponiamo la collaborazione al progetto “Sicurezza in pratica” come buona prassi in quanto strumento che ha già conseguito alcuni risultati significativi ed altri si propone di perseguire. Inoltre esso, grazie alla flessibilità ed efficienza che ha dimostrato fino ad oggi, può essere riproposto facilmente anche in altre realtà.